Prostata e benessere maschile
La prostata è un organo conico dalla forma simile a quella di una castagna, con un diametro di circa 4 cm. Il secreto prostatico, che rappresenta circa il 30% del liquido seminale, contiene molti enzimi (tra cui la fosfatasi acida), proteine, acido citrico e zinco. Il liquido prostatico svolge diverse funzioni tra cui:
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neutralizzare l’acidità dei fluidi provenienti dai dotti deferenti e dalle vescicole seminali;
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neutralizzare l’acidità del tratto riproduttivo femminile;
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aumentare la motilità delle cellule spermatiche;
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aumentare la massa del seme.
Il peso della prostata nell’uomo adulto è di circa 20 g. Esso tende ad aumentare con l’invecchiamento fino ad arrivare a un peso compreso tra i 30 e i 60 g nell’anziano.
Tra le patologie che colpiscono la prostata, la più diffusa è sicuramente l’ipertrofia prostatica benigna. L’aumento delle dimensioni della prostata è comune negli uomini sopra i 50 anni e circa il 50% dei soggetti con oltre 65-70 anni manifesta iperplasia prostatica benigna (IPB).
Le cause dell’IPB non sono ancora chiare, vista la correlazione con l’avanzare dell’età però è certa l’influenza delle variazioni nell’assetto ormonale, in rapporto all’andropausa. Il testosterone stimola la crescita della prostata: nelle cellule prostatiche esso viene convertito nella sua forma attiva il diidrotestosterone (DHT) dall’enzima 5α-reduttasi. Il DHT si lega a uno specifico recettore e promuove la sintesi proteica, il metabolismo e la divisione cellulare. Nei soggetti affetti da IPB i livelli di DHT sono 4-6 volte maggiori della norma. Inoltre con l’età aumenta il tasso di estrogeni ed essendo la parte muscolare della prostata dotata di un gran numero di recettori per gli estrogeni aumenta anche il rischio di ipertrofia.
I principali sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna comprendono:
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flusso di urina ridotto;
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esitazione allo svuotamento;
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sgocciolamento post-minzionale;
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interruzione della minzione;
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svuotamento incompleto;
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ritenzione urinaria acuta.
Un’altra condizione molto comune è la prostatite. Con questo termine viene indicato un processo infiammatorio a carico della prostata. I casi di prostatite possono essere suddivisi in due grandi gruppi: le prostatiti batteriche e quelle abatteriche. si tratta di condizioni particolarmente diffuse (circa il 12%) negli uomini in età sessualmente attiva.
Per standardizzare l’approccio clinico le prostatiti possono essere suddivise in 4 categorie:
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Categoria I: prostatite batterica acuta, durata inferiore a 3 mesi;
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Categoria II: prostatite batterica cronica, durata superiore ai 3 mesi;
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Categoria III: sindrome del dolore pelvico. Questo caso può essere sia infiammatorio (con presenza di leucociti e citochine infiammatorie nel secreto prostatico e nell’eiaculato) sia non infiammatorio;
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Categoria IV: prostatite infiammatoria asintomatica.
Le prostatiti batteriche generalmente sono imputabili ad agenti patogeni quali Enterobacteriacee (E. coli), Enterococcus faecalis, Proteus, Klebsiella, Pseudomonas, Serratia, Staphyloccoccus epidermidis, Staphyloccus saprophyticus, micrococchi, difteroidi.
I casi più comuni appartengono alla Categoria III. I pazienti con sospetta prostatite presentano dolori alla zona sacrale, dolenza perineale o testicolare, lieve disuria e sintomi da ostruzione delle basse vie urinarie, bruciore nella minzione, nicturia, talvolta microematuria. Nei casi di prostatite acuta possono manifestarsi febbre, brividi, disuria e intenso dolore alla prostata.
Nel trattamento dell’IPB e delle prostatiti può essere utile l’impiego di estratti di Serenoa repens. Questa pianta (Sabal serrulata o Serenoa repens) è una palma nana originaria dell’ovest dell’India e del sud degli Stati Uniti (Florida e Sud Carolina). La droga è costituita dai frutti maturi ed essiccati. I frutti contengono gliceridi (20%) e i loro acidi grassi (oleico, caprilico, palmitico, miristico, laurico e stearico), fitosteroli (β-sitosterolo, campesterolo e cicloartenolo). Altri componenti sono polisaccaridi, oli essenziali e i tannini.
I fitosteroli e gli acidi grassi sono considerati le sostanze farmacologicamente attive. In particolare l’acido oleico e l’acido miristico sono i principali responsabili dell’inibizione dell’enzima 5α-reduttasi; inoltre l’acido miristico è il principale precursore del β-sitosterolo.
L’efficacia della Serenoa repens è data dalla sinergia tra diversi meccanismi d’azione:
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inibizione della 5α-reduttasi, che come detto in precedenza trasforma il testosterone in DHT (Hagenlocher et al., 1993; Bayne e Donnelly, 2000);
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antagonismo selettivo locale del legame tra DHT e recettore per gli androgeni (Odenthal, 1996);
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blocco dei recettori intraprostatici per gli androgeni (Goepel et al. 1999);
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attenuazione della risposta proliferativa dei fattori di crescita (Paubert-Braquet et al., 1997):
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effetto inibitorio sui recettori nucleari degli estrogeni (Di Silverio et al., 1992).
Accanto a questi effetti osservati in vitro, la serenoa sembra svolgere un effetto antinfiammatorio, tramite l’inibizione degli enzimi ciclossigenasi e 5-lipossigenasi (Breu et al., 1992). È inoltre in grado di inibire in vitro la proliferazione di linee cellulari tumorali prostatiche, probabilmente tramite induzione dell’apoptosi.
Uno studio del 2006 esteso a 225 soggetti di sesso maschile con IPB moderata-severa trattati con 320 mg di Serenoa repens al giorno ha dimostrato l’efficacia del fitocomplesso con buoni risultati sulla sintomatologia (pollachiuria, nicturia), senza interferire con i valori di PSA e quindi senza interferire con la sorveglianza del cancro prostatico (Bent et al., 2006).
Effetti collaterali attribuibili alla serenoa, ma raramente riscontrati, comprendono: nausea, disturbi dispeptici, disfunzioni eiaculatorie e impotenza. Le interazioni sono incerte, ma dato che la serenoa e gli inibitori delle 5α-reduttasi agiscono con un meccanismo simile, si potrebbe osservare una sommazione degli effetti quando assunti insieme.
Il soggetto affetto da prostatite, supportata da infezione batterica, può trovare giovamento nell’impiego di estratti ad effetto disinfettante delle vie urinarie quali uva ursina e mirtillo rosso amricano.
Anche nel caso di ipetrofia prostatica benigna, a causa del ritardato svuotamento della vescica e del conseguente ristagno di urina, potrebbe risultare opportuno effettuare cicli di una settimana al mese con uva ursina e mirtillo rosso americano al fine di disinfettare l’urina ed evitare infezioni batteriche.
Nel caso di ipetrofia prostatica benigna è opportuno:
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Aumentare l’attività fisica;
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Aumentare l’apporto con la dieta di proteine vegetali, ridurre il consumo di carboidrati e di grassi animali;
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Aumentare il consumo di oli insaturi;
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Limitare il consumo di alcool e caffè;
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Limitare il consumo di cibi ricchi di colesterolo;
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Consumare regolarmente cibi a base di soia
Anche l’assunzione di alcuni oligoelementi (zinco e selenio) può comportare un beneficio per il benessere della prostata. Il selenio è un oligoelemento essenziale per la funzionalità di molti enzimi (ad esempio la glutatione-perossidasi) fondamentali per rimuovere i radicali liberi.
Uno studio clinico (Vogt et al., 2003) ha dimostrato che maggiori sono i livelli sierici di selenio, minore è il rischio di sviluppare tumore alla prostata. Alcuni studi epidemiologici hanno mostrato come le popolazioni che vivono in aree in cui il terreno è povero di selenio abbiano una maggiore mortalità per cancro. La carenza di selenio sembra inoltre deprimere l’efficacia di vari componenti del sistema immunitario.
Anche lo zinco ha un effetto antiossidante, poiché è presente nella rame/zinco superossido-dismutasi un enzima estremamente efficiente nel rimuovere i radicali liberi dal citoplasma. Lo zinco inoltre coadiuva il corretto funzionamento del sistema immunitario e pertanto risulterebbe utile nel prevenire le infezioni batteriche a carico della prostata.
Un corretto apporto di antiossidanti tramite la dieta e l’integrazione alimentare (licopene, tè verde e melograno) può favorire il benessere della prossima.
Il licopene è un carotenoide presente soprattutto nel pomodoro, ma anche nell’anguria, nella papaia, nel pompelmo giallo. Esercita un’attività protettiva nei confronti degli effetti dannosi dell’ossigeno.
Le attività farmacologiche del tè verde sono state oggetto di numerose pubblicazioni scientifiche e i risultati di tali studi ne hanno confermato l’attività antiossidante e radioprotettiva.
Infine l’acido ellagico è un polifenolo contenuto in elevate quantità nell’etratto di melograno. Possiede un’azione antiossidante e protegge l’organismo dagli effetti nocivi dei radicali liberi. Si concentra prevalentemente nella prostata, dove può esercitare il suo effetto chemiopreventivo.